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  • Writer's pictureFabrizio Pressi

Svadhisthana, il chakra sacrale

Parliamo oggi del secondo chakra: Svadhisthana, il chakra sacrale.


Il secondo chakra è il centro delle sensazioni e del sentire, delle emozioni e del piacere, rappresenta l'intimità ed i legami profondi.


Riappropriarsi del proprio secondo chakra significa reclamare il diritto di sentire.


Molto spesso sessualità e spiritualità sono visti in maniera diametralmente opposta, molte sono le correnti spirituali che negano la sessualità al fine di ottenere o raggiungere una crescita spirituale piena. Negare le qualità del secondo chakra significa negare una parte essenziale di noi stessi. E con questo negarci la capacità di espanderci oltre.


Rapportarsi con il secondo chakra è diametralmente opposto a ciò che abbiamo sviluppato lavorando con il primo. Se con il primo chakra si cercava stabilità, solidità e confini, ora si deve lavorare sulla sessualità e sul piacere. La fluidità con il quale si esprime la pienezza del secondo chakra può ben essere rappresentata dall'elemento acqua. Serviva solidità per costruire un contenitore adeguato (primo chakra) ora riempiamolo.


Attraverso il movimento costruiamo il nostro sistema muscolare ed aumentiamo le nostre percezioni tattili ed emotive, stimoliamo il nostro sistema ricettivo, I sensi ci portano ad ascoltare il mondo, a percepirlo, e con questo ascolto e percezione creiamo delle connessioni e diamo senso al mondo che viviamo e percepiamo.


Una volta superate le necessità di sopravvivenza (primo chakra) ecco che in noi sorge il desiderio di darci piacere, qualunque strada ci porti ad esso. Rilassarsi, muoversi, godere di un meritato riposo. Il piacere è il modo più indicato per dar credito a questo giusto diritto.


Purtroppo spesso la nostra cultura identifica la manurità individuale con la capacità di negarci il piacere, di dover stare assolutamente seduti, di controllare le nostre emozioni.


Questo a lungo andare crea rigidità (fisica e mentale) e con essa la fragilità.


Quando il piacere viene negato, perdiamo il diritto allo stesso e ci sentiamo in colpa per la sua mancanza, o ci vergognamo di volerlo.Quando sani piaceri vengono negati allora finiamo per sopperire a questa mancanza con un eccesso differente: bere, l'uso delle droghe, l'evitare le responsabilità, il mangiare eccessivo o l'esagerazione sessuale.


Così parlare di piacere è parlare di emozioni ed esse governano le reazioni al mondo circostante. E' difficile provare emozioni restando fermi: quando siamo arrabbiati è complesso restare seduti e fermi, quando proviamo gioia difficilmente siamo immobili. Le sensazioni e le emozioni vogliono movimento per esprimersi.


I bisogni sono necessità primarie e se fin da bambini ci vengono negate, o perchè non siamo in grado di soddisfarle o perchè qualcuno per noi non è stato in grado di farlo, finiamo per evitare di ascoltarci. E si finisce per sentirsi in colpa nel provare emozioni e desideri così come necessità. Reclamare le nostre necessità significa assumersi la responsabilità della nostra soddisfazione.


Desiderare qualcosa o qualcuno è esprimere la necessità di espansione e volontà di movimento verso qualcosa di più grande di noi. Se finiamo per non desiderare nulla i sensi si chiudono e perdiamo vitalità, finendo per provare frustrazione e disagio. usiamo il desiderio come motore per la nostra crescita, altrimenti finiremo per perdere il carburante.


Reprimere le emozioni spesso ci porta ad essere centri di attenzione da parte di altri e finiamo per proiettare sugli altri l'attenzione che noi ci neghiamo. Se per esempio rifiutiamo la sessualità come parte integrante di noi stessi, allora l'aperta sessualità degli altri ci farà vivere in maniera negativa quest'attenzione. E' una questione di giudizio proiettato sulle altre persone. Giudicare in maniera critica e negativa gli altri spesso è sintomo di un'incapacità personale a lasciarsi andare nei confronti delle emozioni che potrebbero scaturire dal vivere a pieno quello stesso comportamento che si critica.


Recuperare la capacità di esprimere cose che ci neghiamo non significa abbandonarsi ad atti delittuosi, anzi spesso gli stessi capitano proprio quando neghiamo a noi stessi il desiderio e l'emozione che sta alla base.


E così capita che le nostre fantasie diventano ossessioni.


Se quando si parlava del primo chakra abbiamo parlato di paura, ora si deve parlare di senso di colpa. Non potendo far direttamente esperienza di una cosa che eventualmente mi nego, finisco per sentirmi in colpa con me stesso e taccio tale comportamento come incomprensibile ed inadeguato se lo trovo espresso da altre persone.


Quando e se vi sentite ingabbiati in una posizione estremista nei confronti di un qualsiasi comportamento, riflettete, potrebbe essere che lo stesso avvenga perchè lo negate a voi stessi.


Così arriviamo a parlare di sessualità: la sessualità rappresenta la somma di movimento, sensazione, piacere, desiderio, emozione e polarità. La sessualità ci porta necessariamente a confrontarci con altri esseri diversi da noi ed è uno dei modi migliori per crescere. Accogliere la sessualità significa integrarci con gli altri e sapersi abbandonare alle emozioni, danzando in un flusso ed in una corrente liberatoria.


Come abbiamo visto per il primo chakra, anche per il secondo esistono situazioni in grado di minare il suo equilibrio. Esse sono:


- deprivazione tattile e sensoriale

-un ambiente emotivo instabile nel quale crescere

- imprigionamento emotivo nella personalità altrui

- abuso sessuale


Il secondo chakra quindi può anch'esso esprimere carenze, eccessi e stabilità


Un secondo chakra carente causerà in primo luogo un incapacità di movimento, fisico, emotivo e sessuale. Movimenti rigidi e goffi, muscolatura irrigidita e giunture doloranti sono spesso sintomi evidenti. Una limitazione del movimento evita lo scorrere fluido dell'energia (i cinesi direbbero che il qi è bloccato) e la rigidità si espande alla cassa toracica, con difficoltà respiratorie. A livello mentale le limitazioni possono portare all'incapacità di comprendere visioni differenti e modi differenti di vivere la vita è così come a convinzioni eccessive o incapacità di figurarsi un futuro ed una vita differenti.


Un secondo chakra in eccesso esprime invece al massimo gli stati emotivi. Essere arrabbiati allora non significa sentirsi arrabbiati ma proprio "essere", con tutto il proprio corpo. L'emozione diventa se stessi. Ho fatto l'esempio della rabbia ma è valido per ogni emozione. Questo "essere" al posto di "sentirsi" fa altalenare gli stati emotivi della persona in un modo poco efficace facendola sentire viva solo quando "è" qualcosa e non prova quella sensazione. Si finisce quindi per non comprendere gli stati emotivi propri e dell'altra persona invadendo gli spazi altrui.


Un secondo chakra equilibrato sa raggiungere sia la soddisfazione sessuale che il piacere fisico ed è in grado di sentirsi a pieno appagato dalla sua vita e dalla capicità di viverla, è in grado di accettare il movimento ed il cambiamento comprendendo a pieno la capacità di prendersi cura di se stesso e degli altri.


Alla prossima puntata


Fabrizio




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